Biografia 1960-1969
1911-1949 - 1950-1959 - 1960-1969 - 1970-1979 - 1980-1987
1960
Riprende in mano la questione della sua famiglia e avendo raccolto tutti i documenti sporge denuncia nei confronti dello zio Carlo Lombardi, chiedendo un risarcimento per quei tempi favoloso, 50 milioni di lire. L’articolo della querela appare sul Messaggero di Roma in data 13/8/1960: “Abbandonato da bambino querela lo zio”. Qualche giorno prima aveva anche querelato un dirigente della Titanus Film per avergli impedito di entrare negli studi di posa! Cominciano a partire le decine e decine di querele che depositerà contro tutti quelli che gli fanno un torto, particolarmente dense in numero negli anni ’60 fino a metà ’70. Questo non gli facilita la ricerca di impiego nel cinema, poiché le sue follie cominciano ad infastidire l’ambiente; ottiene però qualche lavoro nei “caroselli” pubblicitari della TV: tra gli altri interpreta, ironia della sorte, il pittore pazzo Van Gogh. Si trasferisce in una bella casa a Via S. Veniero, 37, vicino ai Musei vaticani. Disegna zucche e maschere su pezzi di carta di scarto.
1961
Visto che la querela allo zio non ha avuto sviluppi, il 5/4/61 sul Gazzettino di Venezia alla pagina di Mestre D. fa pubblicare un lungo articolo che riproduce più o meno tutte le vicende della sua nascita e i relativi sviluppi documentati, quelle stesse inserite nella denuncia. Ancora nessuna risposta da parte della famiglia. Lavora in questo periodo anche come presentatore di feste e spettacoli in ristoranti alberghi, balere, tra Roma, Ostia e la riviera romagnola. L’8 giugno salva la vita a Pietro Gallina 13enne, diagnosticandogli un inizio di peritonite: condotto all’ospedale viene confermata la diagnosi e operato d’urgenza. Perde le speranze con una sua amata, Costanza, che si sposa con un altro.
1962
Arriva la denuncia per diffamazione e calunnia di sua sorella carnale Anna Maria. Appare l’articolo sul Messaggero del 15 maggio ’62. L’articolo presenta forti contraddizioni: se Elena Lombardi, madre di D., nota arpista morta in miseria a Milano è stata considerata la madre reale, a parte l’eredità, perché le autorità si sono sempre rifiutate di dare il nome Lombardi a colui che lo desiderava sopra ogni cosa?
1963
Gli anni del calvario. Viene arrestato per calunnia e diffamazione e condotto al carcere di Regina Coeli dal 3 marzo al 26 marzo.
1964
Di nuovo arrestato dal 26 settembre al 29 settembre e viene rimpatriato a Milano dove dovrà forzatamente restare fino a metà ’64. Da Milano scrive che non vede l’ora di tornare a Roma. Tutte le vie al lavoro paiono bloccate anche a Milano
1965
Si sposta a Venezia e cerca di entrare in contatto con i suoi familiari. Viene arrestato proprio nella sua città natale dall’8/9/1965 al 15/9/65 “per espiazione della pena di gg. 7 - residuo” come è scritto sul certificato di detenzione; sempre per la diffida precedente.
1966
Giunto poi a Roma, il suo stato mentale peggiora e ha spesso delle crisi di persecuzione più forti del solito, ma solo brevi momenti. Sono stati tre anni neri che lo avevano tolto dal bel mondo della “Dolce vita” per fargli imboccare quello della “Amara vita”. Sospetta anche di ‘tradimento’ gli amici più stretti e fedeli, è ridotto a vivere in strada e senza più lavoro. I Gallina sono tutti ragazzi e adulti e la casa è diventata stretta; possono aiutarlo nelle altre cose tranne che per il letto. Passa di casa in casa sempre per periodi brevi; è chiamato a Venezia per presentare a Lido qualche serata di spettacolo; torna a Roma e le pensioni costano troppo per le sue tasche; finisce i soldi guadagnati e non resta che il dormitorio pubblico al Monte della Pietà; nessuno amico ha un posto in casa, né lui accetta luoghi troppo scoperti; devono essere tutti luoghi bloccabili con forti serrature o lucchetti e catene. Riesce a strappare una parte in due film: uno di Marco Ferreri, girato molti anni prima ed uscito come episodio nel 1973, si tratta de L’uomo dei 5 palloni; e Signore e Signori di Pietro Germi. Anche se disperato non rinuncia al sogno del cinema; ricostruisce una baracca sfondata in una piccola favela di Trastevere. Vi rimarrà fino al ’68 e vi tornerà nel ’71. Comincia a riprendersi, a combattere, a cercare qualsiasi tipo di lavoro. Perfino un posto in una pompa di benzina. Anche i disegni, che aveva sempre fatto sporadicamente sono andati perduti; ma ora ne produce in più grande quantità, piccoli schizzi di maschere alla Fellini, diventano per la prima volta qualcosa da vendere per sopravvivere.
1967
E’ ancora Fellini al quale D. ha rivolto appelli disperati a dargli un lavoro nell’episodio di “Toby Dammit” nel film Tre passi nel delirio. Le buste paga di tale film sono conservate; sono circa 70.000 lire che bastavano per vivere circa 2/3 mesi. Ha qualche momento di serenità, scrive denunce, lettere e proclami a giornali, politici, attori etc. e disegna con matite colorate, zucche, teste, fiori, case, cazzi e fiche: tutto andato perduto, marcito in una delle cinque valigie lasciate in una grotta.
1968
E’ invece a partire da quest’anno, restato di nuovo senza soldi e senza lavoro ad immergersi nei suoi quadri/disegni che sono l’unica valvola di sfogo e di conforto. E poi incredibile, non vuole nemmeno più venderli; sono come proprie creature piene della sua vita, dei suoi sogni; venderli era un poco come tradirli e rinnegarli. Solo dal ’70 costretto dal bisogno, si presenterà alle mostre di strada di Via Margutta, incitato dalla sua allora amica Novella Parigini, e comincerà a vendere pochissimi quadri, anche perché i suoi prezzi erano altissimi per il mercato d’allora. Un piccolo dipinto poteva arrivare dalle 100 mila (50$) fino anche ad un milione di lire (500$) rapportato ai prezzi di oggi. Uno stipendio medio di quei tempi era di circa 200.000 lire (100$). S’innamora follemente di una di ragazza tedesca che lo segue o lo ammira come artista e genio, ma non sono chiare le intenzioni di tale Rosy Marg. Dietro a tantissimi suoi disegni ci sono brevi pensieri d’amore per lei e dureranno ossessivamente per tutto l’anno successivo fino all’addio. Le speranze di sposarla, di vincere la causa contro la famiglia, di avere finalmente una casa propria e dei figli vanno in fumo. Si fa il vuoto nei lavori per TV e Cinema.