Biografia 1970-1979
1911-1949 - 1950-1959 - 1960-1969 - 1970-1979 - 1980-1987
1970
Un anno passato a vagabondare di casa in casa, dormitori pubblici e religiosi, strada.. Inoltre viene abbandonato anche dalla sua adorata Rosy Marg. Nessun lavoro, ma nella disperazione continua a consolarsi con i suoi quadri e scrive: “forte della fede in Dio ch’io posseggo non dispero di salvarmi dall’addiaccio (dormire in strada)”. Facendo ricerche su Toscanini alla Scala di Milano e sua madre arpista nello stesso teatro, si convince che il vero suo padre è Toscanini in persona: mostra le sue foto davanti a quelle di Toscanini e ne sottolinea la straordinaria somiglianza.
1971
I suoi dipinti cominciano a piacere, anche se non vuole vendere, è veramente costretto ad accettare di esporre alla Mostra dei Cento Pittori di strada a Via Margutta, presentato dal pittore Claudio Bissattini e convinto da Novella Parigini. I suoi prezzi sono sempre troppo alti per vendere bene. Da una parete di 40 pezzi raccontava di averne venduti solo due e i meno cari; ma gli erano serviti per sopravvivere molte settimane. Il sorriso gli torna in volto: ai fortunati acquirenti dice “guai a voi se copiate la mia arte o la vendete al nemico”. Partecipa anche alla Mostra di Grottaferrata. Vende finalmente alla Cassa di Risparmi di Roma 6 disegni per un totale di Lit. 130.000. In autunno ha sufficienti soldi per sistemare un’altra vecchia baracca nella favela di Trastevere: vi resterà fino all’80. Scrive alla Paramount Pictures Corporation per chiedere lavoro. Esiste una busta di risposta. Nessun film.
1972
Nella nuova baracca nonostante tutto si sente più al sicuro e ha grande slanci di serenità, ma anche improvvisi attacchi e sfoghi di pianto sconsolato che cercano solo affetto duraturo. Preso dalla paranoia ridurrà sempre più le sue uscite di notte. Conforto in baracca sono i suoi ricordi, la radiolina a batterie sempre accesa e il lavoro di pittura. Non avendo sempre fogli e colori, lavorerà su pezzi di carta, cartoni, legni trovati in strada. Spesso i colori gli vengono regalati. Scrive una lettera a Salvador Dalì per lodarlo della sua pittura Il Palazzo delle Esposizioni di Roma a Via Nazionale riunisce la commissione per eventuale esposizione di suoi quadri. Nulla di fatto. Scrive a Luchino Visconti per proporsi come attore ma anche per vendere i suoi quadri. Dopo aver contattato con difficoltà estreme Fellini, riceve una chiamata per una parte il film Amarcord. Ne è entusiasta e si riaccende l’animo per il cinema. Querela contro l’Anagrafe Comunale di Roma perché non vuole iscriverlo col vero nome Lombardi.
1973
Mentre Fellini continua a girare Amarcord, saputa la triste storia di D. gli promette altri lavori. D. incontra Fellini a marzo e gli scrive una lettera il 7 aprile per informarlo di un articolo negativo sulla suo cinema da parte della stampa statunitense. Sono mesi che riprende un po’ di tranquillità e continua a dipingere molto, quadri soprattutto colorati su materiali di scarto. Non tralascia di lottare per la causa della famiglia, del suo nome e di suo padre Toscanini. Ora si firma “Michele Lombardi Toscanini, in arte D’Artagnan”.
1974/75
Apre la “Trattoria degli Studenti” al Testaccio; ne è l’ideatore il suo amico Pietro Gallina. Non è lontana dalla baracca di D. Adesso almeno per i pasti può trovarsi in famiglia e mangiare nella trattoria; accetta il pasto solo in cambio di qualche aiuto a sparecchiare i tavoli. Incrocia nella trattoria vari personaggi, musicisti, scrittori come Dario Belleza, Moravia, Sinisgalli e anche Carlo Monni e Roberto Benigni, loro pure con pochi soldi. Politicamente simpatizza ora per i grandi movimenti socialisti e sembra dimenticare i Monarchici (ormai estinti). Restava comunque anzi tempo un sostenitore del rientro del re Savoia in Italia.
1976
Partecipa alle feste e ai concerti organizzati nella “Trattoria degli Studenti”; viene coinvolto a fare qualche numero come presentatore e comico. Il suo mondo è fuori dal mondo reale, parallelo e fantasioso, sognante, visionario/ironico. Dipinge su tutto, anche in trattoria sui tovaglioli, sulle tovaglie di carta, sulle scatole di fiammiferi. Fellini mantiene la promessa e lo convoca per il suo Casanova. Diviene di nuovo raggiante quando il suo “divino maestro” lo fa lavorare: “Solo Federico sa quanto vale D’Artagnan!”. E’ contento di vendere un buon numero di dipinti.
1977/78
E’ regolarmente presente agli “Studenti” per mangiare senza pagare, ma non più di due tre volte a settimana. Fa commissioni a famiglie per documenti negli uffici e alle poste, vende qualche vecchio oggetto, non vuole partecipare più a Mostre e di nuovo non vuole vendere quadri. Ha tanta paura che qualcuno lo copi e rubandogli lo stile gli ruberebbe anche la vita. Con la baracca ormai umile casa fissa, gli amici studenti, la possibilità di mangiare passa un periodo abbastanza calmo, con folate persecutorie costanti ma non violente.